Sabato 15 ottobre. Presso l’aula consiliare del comune di Castel San Giorgio si è tenuto il convegno voluto dall’Associazione “Amici di Villa Calvanese”. Titolo: “Quale futuro per Villa Calvanese”.
Tale manifestazione è nata a seguito dell’approvazione, in attuazione della normativa vigente, del “Piano delle alienazioni e valorizzazione del patrimonio immobiliare comunale 2016/2018”. Da parte del Commissario Prefettizio del Comune di Castel San Giorgio.
Il fine è di scongiurare che l’unico bene pubblico di Castel San Giorgio diventi proprietà esclusiva di un privato. E venga sottratto alla sua funzione socio-culturale ed alla collettività.
L’aula è gremitissima. Riempiti tutti i posti a sedere. Il primo intervento è quello del dottore Gerardo Alfano, moderatore del convegno. Egli esordisce dicendo: “Dopo 240 anni si chiude il portone di Villa Calvanese”.
La storia.
Ripercorre poi la storia recente della Villa ricordando la nascita nel 1993 della “Associazione Amici di Villa Calvanese”. Essa ha avuto l’appoggio e l’approvazione di tutti i sindaci succedutisi. Continua poi nell’elogio del lavoro svolto dall’Associazione come ad esempio l’organizzazione nel 2007 del premio letterario dedicato a Jean Claude Izzo.
Parla infine di finanziamenti mal gestiti e rivolge l’appello al commissario Amantea. Riaprire al pubblico Villa Calvanese e di non affidare ai privati che mirino al guadagno piuttosto che al prestigio dell’immobile.
Il dibattito continua con l’intervento dell’ingegnere Carmine Capuano. Presidente dell’Associazione “Amici di Villa Calvanese”. Egli ricorda al pubblico i 25 anni di attività dell’Associazione. Dice chiaramente che essa non si sente padrona del palazzo ma che invece ha sempre chiesto al comune la disponibilità per la promozione di eventi.
Pone poi al pubblico presente domande come: “Si può fare reddito senza perdere la funzione sociale e culturale della Villa?”. “Può un commissario non eletto chiudere un Palazzo alla cittadinanza?”.
Domanda, quest’ultima, che il presidente avrebbe voluto rivolgere direttamente al commissario. Invitato alla manifestazione ha declinato la sua presenza applicando la legge.
Franco Lauro
E’ la volta poi dello storico Franco Lauro. Andando a ritroso nel tempo ci ricorda che il palazzo è stato costruito nel 1757 durante il Regno delle due Sicilie. Per la volontà di un rampante architetto Carmine Calvanese. Figlio di un muratore Calvanese collaborò con il celebre architetto Luigi Vanvitelli nella costruzione di vari palazzi.
Sempre Calvanese si occupò anche della costruzione di opere ecclesiastiche. Ne sono esempio la chiesa di Sant’Alfonso dei Liguori a Pagani e la chiesa di San Rocco a Siano. Con i proventi di tale opere decise di realizzare la villa che porta il suo nome a Lanzara (frazione del comune di Castel San Giorgio).
Il palazzo conta cinquanta stanze su tre piani con annessa cappella palatina della Vergine dell’Addolorata. Ma il vero gioiello del palazzo sono i giardini ed il parco ispirati alla Regia di Caserta per la presenza di numerose fontane alimentate da cisterne con pressione idrostatica frutto di un grande lavoro ingegneristico-idraulico.
Di rilievo storico infine è l’acquedotto augusteo che passa sotto il parco di Villa Calvanese. Acquedotto che partiva da Serino per arrivare poi a Cuma. Molto passionale è poi l’intervento della sociologa Temi Capuano da vent’anni impegnata nell’Associazione di Villa Calvanese. La sociologa ricorda attraverso la lettura di alcuni articoli dello statuto dell’Associazione l’importanza di palazzo Calvanese come luogo di cultura, di solidarietà, di impegno civile e di identità di un paese.
Le sue parole sono interrotte da un applauso fragoroso. Ribadisce poi che chiunque poteva avere accesso alla Villa e che l’Associazione non era e non si comportava come padrona dell’immobile.
L’associazione e la Villa
Ripercorre tutte le iniziative tenutesi in Villa come eventi teatrali, musicali, la festa del pomodoro, “Birra in villa” con il patrocinio di “Slow Food”. Il corso di ricamo, la festa delle lanterne volanti, l’evento lirico “Da venere a Bacco” di portata internazionale, manifestazioni per bambini.
Conclude dicendo che noi dell’Associazione di Villa Calvanese abbiamo prodotto moltissimo e che la cultura non va svenduta ma che al contrario essa è il vero bene per la collettività.
La privatizzazione
La parola passa poi all’avvocato Adriano Bellacosa. Egli ci ricorda come il comune e la provincia di Salerno nella gestione del patrimonio abbiano sottratto ai privati il titolo di possesso del castello Arechi.
A favore della causa di non privatizzazione della Villa, enuncia poi alcuni articoli della legge del codice dei bene culturali, i quali prevedono di assicurare la gestione dei palazzi storici e dei beni culturali in genere al pubblico, mediando tra interesse economico e funzione socio-culturale.
Interviene poi il consigliere regionale Maria Ricchiuti che perora la causa dell’Associazione definendo l’associazionismo una forma di cittadinanza attiva. Ricorda che per il palazzo Calvanese sono stati spesi sei milioni di euro e che la politica al contrario dell’Associazione non li abbia utilizzati nel miglior modo possibile.
In qualità di consigliere regionale si impegna con i cittadini a presentare un’istanza in regione per chiedere la destinazione dei fondi di finanziamento europei, i quali vengono assegnati per attività culturali e non per un mero interesse economico.
L’amico Alfonso Andria
Conclude il dibattito il senatore Alfonso Andria che si presenta da subito come amico dei Sangiorgesi e nel ricordare la figura del professone Corvino scatta un fragoroso applauso.
Ribadisce che occorre una giusta sintesi fra pubblico e privato per la gestione dei palazzi storici. Ricorda le numerose battaglie politiche fatte per l’Agro-nocerino-sarnese ivi inclusa quella per l’apertura al pubblico del Palazzo Calvanese.
Dice di aspettarsi dal commissario, con i dovuti vincoli e obblighi, di favorire il volere della cittadinanza riconsegnado al pubblico il palazzo. Conclude dicendo che Villa Calvanese è un bene pubblico e tale deve rimanere.
Per noi de “Il blog di Lancusi” sarebbe giusto ridare la villa ai cittadini e farla riaprire subito. Anche perchè la villa è uno dei pochi centri culturali di Castel San Giorgio e che la cultura non va barattata con l’interesse economico.
Una buona gestione potrà combinare l’aspetto economico con quello culturale.