Ieri sera presso le Suore dell’Istituto Palazzolo di Via Cirillo, 55 nel comune di Mercato San Severino si è svolta la presentazione del libro di poesie di Giuseppe Costabile: Numen.
Una raccolta nata dalle piccole cose e con un crescente desiderio di rivalsa e di autoaffermazione; ed ecco che, dalla mente e come un mare, le parole si sono riversate in pagine bianche creando arte.
“Numen” edito da Il Grappolo sas di Mercato San Severino (€ 10,00), è l’esordio di Giuseppe Costabile nella poesia, ma non certo nell’arte in generale.
Teatro, musica, scrittura sono solo alcune delle vie che Costabile riesce ad utilizzare per arrivare al cuore della gente. Noi de Il blog di Lancusi ci siamo permessi di fargli qualche domanda e a breve arriverà anche una video intervista.
Come ci si presenta questo autore? Umile. Questo è l’aggettivo che più si addice a Giuseppe, ma possiamo sicuramente aggiungere sensibile, quasi refrattario a mostrarsi nella sua vulnerabilità, e, come nelle sue poesie, di poche parole ma dette sempre con il cuore.
Sei soddisfatto di come è andata la presentazione del tuo libro?
La presentazione di Numen la ritengo riuscita. Nel mio piccolo è stata una bella avventura. Per un poeta esordiente di periferia riempire una sala da 50 posti è una grande soddisfazione. Colgo l’occasione per ringraziare le suore dell’Istituto Palazzolo per la cordiale accoglienza.
Ci ripeti i nomi di chi è intervenuto?
Ringrazio il mio editore nonché giornalista Antonio Corbisiero, L’architetto Raffaele D’Andria autore della prefazione del libro ed il critico letterario Paolo Saggese per la sua meticolosa esposizione critica del libro.
Spiega ai nostri lettori come sei riuscito a contattare il tuo editore.
La sorella dell’editore era una collega di scuola di mia madre. Lei, infatti, si ricordava dell’esistenza di una casa editrice nelle nostre zone chiamata “Il Grappolo” e cercando su internet scoprii che l’editore abitava a pochi passi da casa mia.
Cosa credi significhi essere poeti nel 2016, c’è ancora spazio per la parola scritta?
La poesia non morirà mai. Essa è in tutte le cose: in una foglia che cade o in una bella giornata di sole, nello sguardo di un pescatore o nel volo leggero di una rondine. Basta solo fermarsi e soffermarsi un po’ sulle cose che ci circondano, vederle con altri occhi, prendere un respiro e lasciarsi andare con la penna sul foglio bianco.
Numen: perché?
Il titolo Numen nasce come metafora per descrivere il flusso di coscienza, come verso dettato al poeta da una intelligenza superiore. Quasi a dire che il pensiero non è solo frutto della nostra mente, ma che tramite un Dio risieda in essa. Ho scelto questo titolo anche per il suo suono rotondo, breve ed efficace.
Che ruolo ha avuto la ricerca del divino nella tua arte?
Credo che il divino guidi la mia scrittura, direi quasi che a volte la detti. La mia arte ruota intorno ad una aspirazione superiore, ad un contatto mistico, ad un lasciarsi perdere nell’infinito. Così tra Platone ed Aristotele, tra Spiritualismo e Materialismo scelgo di gran lunga i primi ai secondi.
Cosa rispondi a chi invece crede che l’ateismo sia la via del futuro per un progresso più veloce e meno fazioso?
Non ho ricette per tutti. La fede o la spiritualità sono un dono. Il progresso è vero progresso solo quando lo è per tutti diceva Ford. Credo che la chiesa sia l’unica vera istituzione che si preda cura di tutti.
Chi ha analizzato le tue poesie ha trovato molte analogie con Foscolo, Ungaretti e Leopardi, leggendo qua e là io aggiungerei anche Omero e Manzoni con il 5 maggio… Camei voluti o semplicemente un retaggio letterario?
Sicuramente retaggio letterario, quasi inconsapevole frutto degli studi liceali.
“La Fatal quiete”, sappiamo che viene nominata spesso nelle tue poesie: solitudine o morte?
Io la definirei invece come “pace”. Pace interiore.
Ok, Giuseppe. Hai poche righe per convincere me e chi legge a comprare il tuo libro.
Accarezza la tua anima e nutrila con gentilezza. Regalale un verso che la riporti alle stelle, a quel paradiso tanto agognato. Fa che il tuo spirito si liberi nell’aria e che ritorni a splendere nel cielo infinito. La poesia è vita…la poesia è tutto.
Il poeta lo si conosce solo guardandolo dritto negli occhi, quando la vena malinconica prende il sopravvento e la paura fa battere i cuori, allora lui diventa fragile e parte integrante di tutte le sue parole…
Ringrazio ancora Giuseppe per aver risposto con tanta pazienza e garbo a tutte le mie domande augurandogli 100 di questi libri!
.Mi ha convinto.Mi interessa Numen. Nella mia biblioteca personale ho uno spazio tutto sulla poesia e, dopo aver letto le poesie di Giuseppe, inserirlo.